giovedì 4 dicembre 2014

Spiritualità & Perversione: Thelonious Monk & Steve Lacy a confronto




Si è svolto lo scorso settembre 2014 presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli (Ba) un simpatico dualismo che collega le due icone del jazz: T. Monk e S. Lacy.
Un linguaggio parallelo il loro che il compositore/singer/voce sperimentale Stefano Luigi MANGIA ha curato per gli allievi dei corsi di jazz del medesimo istituto che in passato lo ha visto egli stesso studente.
Mangia ha sollevato così l'attenzione verso due figure note per gli studiosi o musicisti jazz ma non per tutti; impariamo a conoscerli.


http://circletocircle.files.wordpress.com/2012/02/thelonious-monk-by-herman-leonard.pngThelonious Monk (1917-1982) pianista/compositore ha subito per anni dalla società un quadro generale che lo descrive come: genio eccentrico, uomo mentalmente disturbato, dotato di una forte stranezza comportamentale, da un mutismo eccessivo e elevato egocentrismo, definito anche musicista primitivo e naïf, ha attirato a sé l'astio di molti critici e della stampa.... eppure approfondendo la sua figura conosciamo un musicista pienamente consapevole della propria arte, determinato a lottare senza compromessi per difendere la sua visione musicale; un individuo sensibile e spiritoso, che malgrado gli eccessi comportamentali conquistava immancabilmente la stima e la simpatia del prossimo; un uomo attentissimo alla realtà sociale, che nella musica vedeva anche il mezzo per affermare la possibilità di un mondo migliore. 
Noto per il suo singolare stile d'improvvisazione che ha nato i natali ad un nuovo modo di fare jazz che ispirerà le generazioni successive e per il consistente contributo al repertorio del jazz. 
Soprannominato il santone pazzo, Monk ha aperto le porta ad un fraseggio frastagliato e pieno di cluster, la diteggiatura ineducata, le armonie strane e ricercate hanno insegnato molto a tutti i musicisti che si interrogano sul concetto di libertà. Ciò che lascia Monk è soprattutto il virtuosismo ritmico fatto di ritardi, accenti spostati, l'uso magico dei silenzi. L'ascoltatore è continuamente "sorpreso" dall'evolversi dei suoni che non cadono mai nella staticità e prevedibilità. Monk ha saputo giocare con le note prendendosi gioco di esse: non si limitava ad improvvisare sugli accordi del tema di base ma ne reinventava la struttura armonica facendo appello al suo istinto primitivo generando dissonanze e giochi di note che si rincorrono e si urtano in una esemplare disinvoltura.



Steven Norman Lackritz noto come Steve Lacy (1934-2004) sassofonista jazz e compositore riconosciuto come uno dei più importanti interpreti del sax soprano. Ha lavorato a lungo nel jazz sperimentale e si dilettava nella libera improvvisazione pur mantenendo una riconoscibile linea melodica e ben strutturata.
Con T. Monk incise il primo album e per breve tempo suonò nella sua band; i  brani di Monk diventarono un elemento permanente del suo repertorio.
Affascinato da altri musicisti oltre a Monk, collaborò con grandi icone del jazz quali Charles Mingus, Duke Ellington e Herbie Nichols, a differenza di molti musicisti jazz ha suonato raramente canzoni popolari o di spettacolo. La caratteristica dei suoi brani è la semplicità del suo stile: una singola frase interrogativa, ripetuta più volte e la libera improvvisazione specie nel suo lavoro negli anni maturi. 
Affascinato dalle arti in generale e in particolare dalla poesia, collaborò con pittori e ballerini per progetti multimediali.
La prima visita che Lacy fece in Europa avvenne nel 1965, con una visita a Copenaghen nella compagnia di Kenny Drew; andò in Italia e formò un quartetto con l'italiano Enrico Rava ed i musicisti sudafricani Johnny Dyani ed Louis Moholo. Dopo  si trasferì a Parigi, dove ha vissuto fino agli ultimi due anni della sua vita. Divenne una figura molto rispettata nel panorama del jazz europeo, anche se è rimasto meno noto negli Stati Uniti.
Il nucleo delle attività di Lacy dagli anni '70 agli anni '90 è stato il suo sestetto: Irene Aebi (voce/violoncello), Steve Potts (sax soprano/alto), Bobby Few (piano), Jean-Jacques Avenel (basso), Oliver Johnson (batteria). A volte questo gruppo è stato ridimensionato ad un complesso di grandi dimensioni, a volte ridotto a un trio, a un quartetto, o anche un duo di due sassofoni. Tornato negli Stati Uniti nel 2002 si dedicò all'insegnamento.



Monk Vs Lacy, quali le similitudini e quali le perversioni?
Fondamentalmente i due protagonisti del nostro dialogo sono degli anticonformisti, la loro musica è libera: oltre le mode, oltre l'accademismo.. nella pura e semplice ricerca di se stessi, del loro silenzio e della loro voce. La spiritualità accomuna la loro natura riflessiva, il loro coraggio e la loro perversione racconta il presente, oltre tutto e oltre tutti.
Ci auguriamo che nascano altri Monk e altri Lacy che squarcino questo involucro di appiattimento culturale e personalità di massa che ci attorniano. 
Lodi a S.L. Mangia per aver sollevato l'attenzione verso questi emeriti geni del jazz.

S. Gubello