martedì 29 settembre 2015

Quando la tradizione diventa spettacolo. Parte prima

Il termine che più di altri rappresenta il Salento è per "tradizione".
Popolo di contadini, di braccianti, di muratori, di pescatori e…. di musicisti, sì perché in ogni famiglia almeno uno dei componenti sapeva/doveva suonare qualche strumento: tamburello, chitarra, mandolino, fisarmonica o organetto, qualcuno anche il violino e strumenti a fiato.
Si suonava e si cantava ad "orecchio", senza tante pretese ma solo per il semplice gusto di suonare e scaricare attraverso quei suoni, quei balli la stanchezza di una giornata lavorativa passata sotto al Sole cocente, tra la rossa terra, i verdi ulivi o le generose vigne oppure dopo essere stati cullati per ore dall'ondeggiare del mare, tra salmastro e lunghi orizzonti.

La donna "regina del focolare" con sapienza preparava succulenti piatti di estrema semplicità, pochi ingredienti, non c'erano soldi per comprare tante cose e soprattutto ingredienti del proprio orto.
Ci si ritrovava così insieme "allu tata" (al papà) a mangiare in piatti di ceramica ottimi "passaricchi" fatti a mano con acqua e farina (taglio di pasta simile ai semini) al pomodoro e a bere un "niurumaru" del Salento o invidiate "friseddhre" salentine.
Dopo il pasto inizia la musica e la danza, una danza diversa da quella propiziatoria della "pizzica" poiché nessuna guarigione vi era richiesta, una danza e canti per il solo "prisciu" (gusto) di cantare alla vita e alla gioia della famiglia, della comunità… e al diavolo chi si lamenta della povertà. 
Il motto è "basta cu ncessa la salute" (basta che ci sia sempre la salute).
Dalle case questa festa si trasferisce nelle strade e così poco a poco nasce "La Banda".
Un organico inizialmente composto da soli uomini che capeggiati da un direttore suonavano ottoni, percussioni e via dicendo aiutando e acculturando chi non sapeva leggere la musica a seguire il tempo e qualche nota.
"La banda da giro" diventa un appuntamento fisso per le feste rosse del calendario e come dice la parola "gira" ovvero si sposta da paese in paese suonando nelle luccicose "casse armoniche" o case armoniche per il senso di unità e famiglia che si viene a creare tra i musicisti.


La banda è stata considerata per anni dalla musica colta rappresentata dalle orchestre sinfoniche il luogo in cui i musicisti di serie "b" andavano a suonare, in realtà passo dopo passo la "banda da giro" ha dimostrato una grande umiltà velata di fierezza, simile a quella dei contadini con gilet e unghie sporche di terra che mantengono alto l'orgoglio della povertà.
La banda diventa così un organismo solo "diverso" dall'orchestra che come quest'ultima ha il compito di far ascoltare al pubblico le melodie più belle.
La differenza consiste anzi consisteva sul luogo di esecuzione e sulla tipologia dell'ascoltatore: il teatro era il luogo dedicato alle orchestre mentre le piazze alle bande.
La cosa bella e sottolineo il termine bella è che i luoghi della musica si sono invertiti: ora orchestre e bande suonano sia in teatro che in piazza e ciò arricchisce l'ascoltatore sdoganandolo da false credenze e classificazioni di musica di serie A e di serie B così come musicisti di serie A e quelli di serie B.
Tutto ciò è avvenuto anche sabato 19 Settembre al Teatro comunale di Novoli (Le) per il festival "Bande a Sud" capeggiato dal Dir. Art. M° Gioacchino Palma, un festival rientrato del circuito dei Festival di Puglia Sound e quest'anno in diretto contatto con Expo Milano 2015.
Un giovane ma intraprendente Maestro salicese Marco Grasso che con sapienza e pazienza è da pochi anni diventato il motore della banda di Monteroni di Lecce, una banda composta per lo più da giovani musicisti studenti e non di conservatorio. 
Per loro ha proposto ed arrangiato un programma con un certo taglio innovativo.
La serata è iniziata con  l'esecuzione di una tipica 
marcia da banda rigorosamente eseguita senza direttore, per poi spaziare nel tempo, nelle mode fondendo perfettamente il gusto musicale di ieri con quello di oggi proponendo un repertorio differente dalla tradizione e avviandosi verso quello dell'orchestra di fiati e della symphonic band.
Chicca della serata è stata la partecipazione della nota pianista salentina Vanessa Sotgiu che insieme alla banda ha eseguito una versione inedite per il nostro territorio della Rhapsody in Blue di George Gershwin arrangiata per la banda di Monteroni proprio dal M° Grasso; un brano questo nato per pianoforte e big band ma in seguito trascritta per un'infinità di organici tra cui, quella più nota, per orchestra sinfonica. (Approfondimenti su Rhapsody in Blue nella seconda parte dell'articolo. Continuate a leggere) 

Dopo una lunga e scrosciante pioggia di applausi il programma è proseguito con l'esecuzioni di alcuni medley tratti da colonne sonore di films; ecco che compare "Il pirata dei Caraibi", "Il gladiatore" le immancabili melodie di Ennio Morricone che hanno sigillato il successo di innumerevoli films di Sergio Leone concludendo poi con tipici brani dallo spiccato swing resi famosi da Franck Sinatra.
Un tripudio di allegria riecheggiava in tutta la barcaccia del piccolo teatro di Novoli che per la prima volta ha accolto cotanta boccata di freschezza e gioia di vivere che solo la banda di Monteroni e la sua poliedricità sanno dare.
Concludiamo con un ovazione alla tradizione, ala banda e a chi ha la forza e la voglia di rendere sempre più attuale una delle più importanti tradizioni della nostra terra.

S.G.