martedì 19 luglio 2016

"Bel Canto" Intervista al baritono M° Massimo Cavalletti




MASSIMO CAVALLETTI lucchese d’origine, si perfeziona con Luciana Serra presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano con la quale nasce una stretta collaborazione che lo porta ad esibirti nei ruoli di Figaro (Il barbiere di Siviglia) Schaunard e Marcello (La Bohéme), Enrico (Lucia di Lammermoor), Paolo Albiani (Simona Boccanegra), Ford (Falstaff), Rodrigo (Don Carlo), Escamillo (Carmen) a queste seguiranno altri ruoli e opere come La Juive, Le Cid, L'Elisir d'amore, Poliuto, Le convenienze ed inconvenienze teatrali che lo portano ad esibirsi al teatro dell’opera di Zurigo, Royal Opera House Covent Garden, Staatsoper di Vienna, Festival di Salisburgo, Opera Nazionale Olandese, Deutsche Oper Berlin, Opera di Firenze, Teatre del Liceu di Barcellona e tanti altri. 

È uno di quei pochi cantanti italiani a possedere una rigorosa integrità tecnico-vocale che lo spinge a scegliere  con estrema cura il proprio repertorio; il suo è un timbro da baritono drammatico e potrebbe sostenere i grandi ruoli di “padre” verdiani o pucciniani ma al momento preferisce rimanere sul repertorio lirico, aggiungendo ruoli un pochino più pesanti ma con gradualità.

Di particolare rilievo sono stati i suoi due debutti dello scorso anno: Don Carlo in “Ernani" (terzo atto in concerto) e soprattutto Renato in “Un ballo in maschera” interpretati in Israele diretto dal grande Zubin Mehta, ruolo che intende cantare sempre più spesso, come primo scalino verso un repertorio più drammatico. 
Nel 2016 si esibisce al Metropolitan di New York nella nuova produzione di Manon Lescaut diretta da Fabio Luisi e come Marcello ne La bohème, al Teatro alla Scala nel ruolo di Paolo Albiani in Simon Boccanegra, debutta al Teatro de la Maestranza di Siviglia nel ruolo di Belcore, al nuovo Teatro dell'Opera di Dubai come Figaro ne Il barbiere di Siviglia, al Teatro Regio di Torino come Marcello in una nuova produzione della Bohème, al Festival della Valle d'Itria in un concerto di belcanto del quale tra andremo proprio a parlare.

Nel 2018 debutterà il ruolo di Gianni Schicchi. 
-------------

il Festiva della Valle d’Itria che da ben 42 edizioni si svolge a Martina Franca in provincia di Taranto è una realtà eccezionale a livello internazionale del mondo lirico. Quest’anno quasi tutta la programmazione sarà dedicato il 200ntenario della morte di Paisiello, compositore d’origine tarantina.
Il Festival prevede sia opere che concerti. Le opere in cartellone sono “La grotta di Trofonio” di Paisiello, “Baccanali” di Steffani, “Don Chisciotte della Mancia” di Paisiello, “Francesca da Rimini” di Mercadante.
Giovedì 14 luglio la stagione si apre con la “La grotta di Trofonio” alla quale seguirà “Baccanali” mentre sabato 16 sarà la volta di due concerti: uno alle ore 17:00 per “i concerti del sorbetto” in cui si esibiranno giovani allievi dell’accademia di canto “Rodolfo Celletti” mentre  alle ore 21:00 presso il Palazzo Ducale assisteremo al “Concerto del BELCANTO” che prevede il premio Rodolfo Celletti 2016 al bass-bariton Ruggero Raimondi che assisterà alla performance di nostro amico Massimo Cavalletti attorniato dai colleghi Vincent Romero (tenore) e Aya Wakizono (mezzosoprano).

Il programma della serata prevede arie di Mercadante, Donizetti, Mozart, Pacini e Rossini dirette dal maestro Sesto Quatrini.

Massimo Cavalletti, è la prima volta che prende parte al festival della Valle d’Itria, come sta andando questa sua esperienza musicale-pugliese?

Sono veramente molto felice di essere qui a Martina Franca anche perché è un festival molto rinomato dove il livello musicale è molto elevato. È per me un'esperienza molto interessante, si respira un'aria di musica, di cultura. Mi sento eccitato di essere qui, era da molti anni che volevo venire, mi ricordo quando studiavo all'accademia della Scala, oltre quindici anni fa, che sentivo molto parlare del Festival ma non ho avuto mai l'occasione fino a quando non ho ricevuto la telefonata mentre ero a New York.


Durante il concerto tra il pubblico ci sarà una persona che avrà un occhio e un orecchio più attendo per il suo repertorio, sto parlando del grande Ruggero Raimondi, un uomo che ha scritto la storia del Bel Canto, come si accinge a questa performance?


Ho cantato diverse volte con Ruggero, abbiamo fatto insieme "Il barbiere di Siviglia" al teatro Alla Scala, a Zurigo, ci conosciamo molto bene. Tra l'altro il Maestro Raimondi mi ha dato consigli durante le nostre performances. Lui è una persona brillante, molto attenta e sicuramente se avrà da dirmi qualcosa lo farà alla fine del concerto perché abbiamo un rapporto di grande stima anche con la mia famiglia. Sono contento di essere quì, in questa occasione in cui Raimondi riceve il premio alla carriera. 

Il programma, reso noto sul sito del festival prevede un alternanza di arie di notevole spessore e ricerca da parte sua e dei suoi colleghi, una scelta del festival? del Direttore o dei cantanti?


Naturalmente eseguendo questo concerto di "Bel canto" al Festival della Valle d'Itria e per rimanere dello spirito del festival, abbiamo cercato di trovare delle arie abbastanza rare. L'aria che canterò di Pacini tratta dal "La Saffo" è veramente splendido: so che è stato presentato circa quaranta anni fa al festival. Col Maestro Triola e Luisi abbiamo quindi realizzato questo programma. È stato difficile tra l'altro trovare i pezzi per orchestra. Il Maestro Quatrini ha fatto un lavoro eccezionale scrivendo partiture proprio perché non era semplice trovare questi brani. È un concerto difficile e siamo curiosi alla reazione del pubblico di Martina Franca.

Affronta ruoli più che buffi ironici come Belcore, Figaro a ruoli drammatici con estrema disinvoltura, ma in quale di questi trova maggiore affinità?


Io credo che sia più semplice cantare suoli drammatici che ruoli buffi. Dico sempre che è più difficile far ridere che far piangere. Affronto in questo momento i ruoli con un certo lirismo, rimanendo con la mia voce senza andare a gravare con effetti o caricature per cercare di trovare colori diversi. Io cerco di rimanere con il mio strumento e cantare con la mia voce di baritono si, giovane. Ho 38 anni e sono all'inizio della maturità. Posso dirle che quando ho cantato Renato nel "Un Ballo in maschera", in questo ruolo mi sono sentito bene, la mia voce ha trovato un buon equilibrio tra piano e forte. Il mio Figaro, Rossini non me ne voglia, è un po' eroico, disinvolto, ma credo che questo personaggio abbia una ricchezza incredibile che comunque voglia un po' di eroicità. Quando canto Renato o Rodrigo invece mi danno tutta una gamma di possibilità in cui mi trovo molto meglio, così come il Donizetti drammatico come "Lucia di Lammermoor". Il Dott. Malatesta, anche lì mi piace fare il "buffo", lo scaltro. I miei personaggi "buffi" sono sempre un po' scaltri.

Ha al momento un autore preferito?


Io ho cantato moltissimo le opere del Maestro Puccini. Ho naturalmente una predilezione per il Maestro Verdi e mi auguro di cantare sempre più opere verdiane. Mi rendo conto della difficoltà e profondità che c'è dietro questo autore, la scelta dialettica che c'è all'interno della sua opera. Sento che ci sono molte pagine del repertorio verdiamo che sento di poter affrontare, studiare e confrontarmi. Al momento ho cantato molto opere pucciniane che mi hanno dato notevoli soddisfazioni. Nel ruolo di Marcello ho cantato praticamente in tutto il mondo: questo è un ruolo di una grande umanità, basato sull'amicizia, sull'amore, su mille sentimenti contrastanti che a me han dato tanto, mi hanno formato. Quando però sento Verdi e studio le pagine del repertorio verdiamo mi sento molto gratificato per la mia timbrica, per il mio modo di sentire.

Se avessi un altro timbro, quale aria o ruolo, anche femminile, ti piacerebbe cantare?  
Forse se fossi un tenore mi piacerebbe cantare Otello, per la sua drammaticità, per il suo sentimento: crede, ama. Fossi un soprano canterei Donna Elvira, c'è una pagina fantastica "In quali eccessi o numi" che adoro, ha uno dei recitativi più belli delle pagine di Mozart che io conosca, per il mio sentimento; vorrei avere la possibilità di cantarla. Ricordo l'interpretazione eccezionale della mia Maestra Leyla Gencer di quella pagina. Ancora oggi quando ho bisogno di un'intensità musicale vado su internet e ascolto questa pagina eccezionale specie nella sua esecuzione.

Sappiamo che collezioni monete, da cosa nasce questa passione?


Mio padre ha sempre viaggiato moltissimo per lavoro quindi in casa abbiamo avuto sempre una quantità incredibile di monete provenienti da tutti i Paesi del mondo, Paesi arabi, latini, latino americani, Asia, Oceania... veramente da tutti i continenti. Da ragazzino già guardavo queste monete, le classificavo, le raccoglievo. Crescendo e girando io stesso il mondo ho continuato a raccogliere monete ed è arrivato il momento in cui ho desiderato avere una collezione importante e ho incominciato a raccoglie monete mai circolate. Adesso ho una collezione intorno ai 25.000 pezzi  un po' di tutte le nazioni del mondo. Ho monete dell'antica Roma e monete che vanno dal 1600 fino ai giorni nostri. Ho una collezione completa dell'euro ad esempio dal 1999 ad oggi di tutti gli stati che fanno parte della monetazione euro. Spero un giorno in una mostra almeno della mia collezione vaticana perché è molto interessante con pezzi che fanno da Giovanni XXIII, Paolo VI fino ad oggi. La bellezza di fare una cosa del genere è quando all'improvviso ti ritrovi ad avere tutte le monete di un'annata o una collezione completa, mi da una certa soddisfazione.

Quali sono i consigli che daresti ad un giovane cantante desideroso di una carriera?


Come sempre la cosa più importante è lo studio attento, puntuale. Prima di tutto cercare di avere una tecnica salda soprattutto nella respirazione e nell'utilizzo della propria voce. Non una tecnica in generale, deve essere una tecnica che funziona per quella voce perché ogni voce è uno strumento a sé e non i può generalizzare più di tanto. Certamente le condizioni generali e iniziali sono uguali un po' per tutti però ci vuole uno studio attento e poi la volontà di prendere sempre il meglio dalle persone con cui si lavora, dagli artisti che si ascoltano perché molto spesso non si ascolta veramente, si sente, si ascolta passivamente. La cosa importante invece è capire come si arriva a quell'esecuzione, come e quali sono i passaggi per permettono al corpo e alla voce di riuscire a fare quel genere di esecuzione. Certamente oggi essere giovani è formante perché vengono date delle opportunità. I giovani che valgono vengono subito messi sui grandi palcoscenici: ci vuole attenzione perché questa cosa è un'arma a doppio taglio. È facile bruciarsi. Bisogna avere il coraggio dell'attesa, di rifiutare o andare cauti nelle scelte artistiche perché una volta che si è fatto tutto poi non c'è nulla da proporre poi non hai nulla di nuovo. Oggi il mercato vuole sempre le novità: sia giovani che artisti affermati che offrono cose nuove.

Quali saranno i suoi prossimi impegni?

A settembre inaugurerò il nuovo teatro di Dubai con "Il barbiere di Siviglia", poi "La Bohème" a Torino diretto dal Maestro Noseda e non avendo mai lavorato con il Maestro Noseda è per me un'appuntamento importante, poi ancora "Bohème" al Metropolitan in novembre e tra le novità assolute il prossimo anno debutterò il "Gianni Schicchi" ad Amsterdam, Don Carlo Carlo al Maggio Musicale Fiorentino diretto dal Maestro Metha e Falstall a gennaio al teatro Alla Scala.


Ringraziamo per la disponibilità e la simpatia e ricordiamo gli amici di RCP che possono rimanere continuamente aggiornati collegandosi al tuo sito  


Per ascoltare l'intervista AUDIO completa clicca quì


Luglio 2016
S.G.




Nessun commento:

Posta un commento